Una sentenza che farà discutere e crea un precedente
Il Tar di Trieste ha annullato la bocciatura di un alunno di seconda media. Lo studente potrà quindi iscriversi alla terza e proseguire gli studi come i compagni meritevoli.
La sentenza è stata emessa con la motivazione che il padre del ragazzo non era al corrente del cattivo andamento scolastico del figlio.
I genitori sono separati e la scuola aveva avvertito del fatto solo la madre e non il padre. E siccome l’affido del minore è condiviso si è ravvisata una incongruenza ritenuta sostanziale.
Oltre a far discutere per l’opportunità nel concreto di questa decisione, essa stessa scatena di fatto una moltitudine di problemi.
Un’interpretazione così stretta se da una parte riconosce di fatto ai genitori la responsabilità di intervenire nei deficit scolastici dei figli, dall’altra mette in discussione la valutazione meritocratica del progresso negli studi.
Quando la forma vale più della sostanza
È un dilemma sostanziale, che certamente andrà risolto, se non vogliamo determinare una teoria che valga più della sostanza.
Il pericolo è infatti quello che la forma prevalga sull’obiettivo primario, che è quello della formazione.
Ci sarebbe anche da interrogarsi sul quanto questa decisione sia a favore dell’alunno.
Il giovane si troverà a frequentare una terza media, che lo preparerà a sostenere un esame di Stato, senza, stando ai suoi pregressi, averne i titoli di cognizione.
Un bel dilemma che si pone tra burocrazia e sostanza.
Non possiamo certo permetterci di generalizzare un discorso come questo. E se ottusamente questa ragione divenisse prevalente cadrebbero tutti i presupposti di formazione culturale. Favorendo forse cavilli e stratagemmi che potrebbero nascere a riguardo.
Insomma, oltre alle vittorie sportive “a tavolino” abbiamo anche le promozioni “per sentenza”. E il bello è che l’aspetto culturale e quello della preparazione non vengono neppure presi in considerazione.
Ma d’altra parte non c’è da stupirsi. Questo fatto è senz’altro meno grave di un’assoluzione per decadenza di termini o per errore formale. Frutti dei nostri tempi.